della dott.ssa Caterina Stefanelli, ostetrica

C’è chi sostiene che l’abitudine di dormire insieme ai propri bambini, dovuta alla pigrizia dei genitori, sia da evitare, anche perché minerebbe le basi dell’indipendenza e dell’autostima del bambino. Ma è davvero così? E se invece il “sonno condiviso” fosse una necessità per il bambino, fondamentale per la sua crescita? Di seguito il parere della dottoressa Stefanelli.

Cos’è il pavor nocturnus

I disturbi del sonno generalmente si verificano nei bambini dai due anni in su. In particolare, il pavor nocturnus (terrore notturno) compare dopo i due anni e può manifestarsi fino a circa sei anni. Capire di cosa si tratta porta i genitori a far sì che i loro piccoli smettano di soffrirne.
Il pavor nocturnus si presenta nelle prime ore del sonno e ha una durata che varia da uno a quindici minuti: il bimbo è agitato, spaventato, può parlare in modo confuso, piangere e può presentare tachicardia, sudorazione, dilatazione delle pupille, tensione muscolare.
Gli incubi invece sono sogni dal contenuto pauroso, angosciante e si presentano nelle ultime ore della notte, in corrispondenza del sonno REM.
Mentre del pavor nocturnus non viene ricordato il contenuto, l’incubo viene generalmente ricordato, forse proprio perché si presenta in una fase del sonno più leggera.

Il dormire insieme, anche detto “sonno condiviso”

Per cosleeping si intende ogni situazione nella quale un adulto dorme abbastanza vicino al suo bambino da poter rispondere ai suoi segnali di richiesta d’attenzione durante la notte. Condividere il sonno non significa necessariamente dividere il letto, infatti c’è chi preferisce usare il side-bed, ovvero un letto unito a quello dei genitori.
Bedsharing invece, si dice quando viene condiviso anche il letto.
Roomsharing quando ad essere condivisa è la camera da letto.
Accettare i bisogni del proprio bambino può aiutare a far capire ai genitori che non lo stanno viziando se gli permetteranno di dormire insieme a loro.
Dormire insieme ai propri figli ha infatti effetti protettivi anche in termini di prevenzione della SIDS, la sindrome della morte improvvisa del lattante, o morte in culla.

dormire insieme

Gli effetti protettivi del dormire insieme

  • Protezione immunologica: il sonno condiviso si associa spesso a maggiori poppate notturne e quindi a maggior apporto di sostanze presenti nel latte, che rafforzano le difese immunitarie del piccolo.
  • Aumento degli ormoni: l’allattamento notturno stimola la produzione materna di prolattina, che porta a un aumento di sensibilità della mamma nei confronti del piccolo.
  • Armonia del respiro: i genitori funzionano da “metronomo” respiratorio, come durante la gravidanza, e ricordano al bambino di respirare.
  • Il tatto come alleato della respirazione: la pelle e le sue terminazioni nervose stimolano la respirazione del bambino che sta a contatto con i genitori.
  • Più sonno in fase REM: i bambini che dormono insieme ai genitori, trascorrono più tempo in fase REM, perciò le concentrazioni di ossigeno nel loro sangue sono più alte e le loro reazioni di risveglio sono più efficaci in caso di disturbi respiratori.
  • Regolazione termica: il calore del corpo di un genitore aiuta il bambino a regolare la propria temperatura e la propria respirazione, che diminuisce a causa del freddo.

L’importanza della vicinanza tra genitore e bambino

Dormire insieme ai propri figli rientra nelle cosiddette “cure prossimali”, ovvero che prevedono la vicinanza tra genitore e bambino.
Questo aspetto non è una moda del momento, ma una condizione necessaria per la sopravvivenza della specie, presente nella maggior parte dei mammiferi: questa teoria è dimostrata da molti studi.
Al contrario, non esiste uno studio che dimostri i benefici di interrompere precocemente l’allattamento al seno, di far piangere il bambino finché non si addormenta o di renderlo indipendente prima del tempo: sono teorie moderne in contraddizione con le esigenze psicologiche, affettive, fisiologiche e biologiche di tutti i bambini del mondo.
Certo i bambini crescono lo stesso con qualche pianto in più o se li si tiene per la maggior parte del tempo nei contenitori che l’industria inventa di continuo per sostituire i genitori, come i box, le sdraiette, i girelli eccetera, ma questo darà ai bambini soltanto una mancanza di contenimento, una mancanza di relazione.
Non sono i bisogni del bambino che si devono adattare alla società, semmai il contrario!

Dormire insieme sì, ma con attenzione

Il sonno condiviso è un’esperienza positiva per la famiglia, purché i genitori prendano alcune precauzioni:

  • I genitori non dovrebbero dormire insieme ai propri figli se sono fumatori e se hanno assunto alcol o droghe.
  • Tra il materasso e il bordo del letto non devono esserci spazi.
  • Non ci devono essere cuscini e coperte morbide vicino al viso del bambino.
  • Il bambino non dovrebbe essere messo a dormire a pancia in giù, né su un fianco.

Qualche suggerimento pratico

  1. La temperatura della stanza in cui dorme il bambino dovrebbe essere compresa tra 18° e 20°C. Se dorme nel lettone, avrà bisogno di essere coperto meno. Lo stesso vale quando ha la febbre.
  2. Il luogo in cui dorme deve essere tenuto lontano da dispositivi elettronici o che emettono onde elettromagnetiche.
  3. Evitare ogni contatto con il fumo nella stanza in cui dorme il bambino.
  4. Il bambino deve dormire in posizione supina.
  5. Evitare di coprirlo troppo, mai coprirgli la testa con cuffiette o coperte.
  6. Non eliminare tutte le fonti di luce quando dorme, né di notte né di giorno.
  7. Prima della nanna evitare giochi, corse o salti che lo agitino o che possano catturare la sua attenzione, impedendogli di rallentare le sue attività cerebrali. Aiuta molto creare dei rituali di rilassamento, ad esempio abbassare le luci, fargli ascoltare una musica rilassante oppure cantare una ninna nanna.
  8. Rassicurarlo prima della nanna e su ciò che succederà.
  9. Evitare di sovra-stimolarlo durante la giornata.
  10. Tenere conto di ciò che è successo durante il giorno: non tutte le giornate sono uguali e ciò che è accaduto può avere conseguenze notturne.
  11. Ascoltare ciò che il bambino comunica mentre si sta addormentando, offrirgli sicurezza, contatto e contenimento.
Share This