La parola travaglio deriva da travagliare, cioè faticare, lavorare. Il travaglio di parto è l’insieme dei fenomeni che portano alla nascita del bambino e all’espulsione degli annessi fetali (placenta e membrane). Travaglio di parto: parliamone insieme per superare la paura.

Travaglio di parto: parliamone insieme per superare la paura

A cura di Sara Meglioli

Quando inizia il travaglio di parto: parliamone insieme per superare la paura

Le cause che scatenano l’attività contrattile dell’utero sono in gran parte sconosciute, ma conosciamo numerosi fattori capaci di stimolare tale attività, come fattori esterni (stress, traumi…), fetali, ormonali e locali (come la stimolazione locale della cervice uterina).

Una volta avviato, il travaglio si regola in maniera autonoma e procede attraverso varie fasi, fino alla completa espulsione del feto.

Quali sono le fasi del travaglio?

Si tende a dividere il travaglio in quattro fasi o periodi, non nettamente separati, ma che si intersecano.

  1. Periodo cervicale o prodromico: inizia con la preparazione del collo dell’utero e termina quando quest’ultimo è completamente assottigliato. La dilatazione è iniziata e arriva ai 3-4 centimetri. Questo periodo rappresenta una sorta di passaggio tra la gravidanza e il parto. La sua durata si aggira in media intorno alle 24 ore per una primipara (al primo parto) e alle 12 ore per una pluripara. In realtà varia molto, perché la maturazione del collo dell’utero può avvenire già nell’ultimo periodo della gravidanza.
  2. Periodo dilatante: le contrazioni uterine sono più intense, ravvicinate e dolorose (il dolore si irradia nella regione lombare). Il più delle volte, la donna capisce di essere in travaglio proprio in questa fase. Avviene la dilatazione del collo dell’utero che procede con una velocità media di circa 1 centimetro l’ora nella primipara e di 2 centimetri l’ora nella pluripara. Termina con la dilatazione di 9-10 centimetri. A dilatazione completa, possono rompersi le membrane e fuoriuscire il liquido amniotico.
  3. Periodo espulsivo: dura 1-2 ore nella primipara e 30-60 minuti nella pluripara ed è la fase in cui viene espulso il bambino.
  4. Periodo del secondamento: è la fase in cui fuoriesce la placenta e le membrane e dura in media 15-30 minuti.

Come capire se si è in travaglio?

L’attività contrattile (anche fastidiosa) si presenta già nell’ultimo periodo della gravidanza ed è finalizzata a modificare il collo dell’utero. Questa attività non è l’inizio del travaglio, ma avvisa che il momento si sta avvicinando. Può durare giorni o anche settimane e può essere accompagnata da piccole perdite di sangue o dalla perdita del tappo mucoso, con la fuoriuscita di sostanza gelatinosa gialla o grigiastra.

Pian piano le contrazioni iniziano a regolarizzarsi e non passano: questa è la fase iniziale del travaglio, il periodo prodromico, che può essere accompagnato da pause anche lunghe, a volte da nausea e vomito.

In questa fase sono necessarie tanta pazienza e calma: ogni donna e ogni parto hanno tempi diversi per giungere alla fase di dilatazione vera e propria.

È bene sforzarsi di bere e di mangiare per mantenere le forze, evitare stress, ingannare l’attesa e provare a distrarsi con una doccia calda, dei massaggi, camminando…

La situazione ideale è affrontare questa fase nella calma di casa propria ed evitare di andare in ospedale.

Quando andare in ospedale?

Quando vi è una perdita copiosa di sangue rosso vivo.

Se si rompono le membrane e il liquido che fuoriesce non è trasparente/giallastro, ma verdastro, denso e con un odore sgradevole. In caso di fuoriuscita di liquido trasparente, si può attendere un periodo a casa, soprattutto se si sa che il tampone vaginale è negativo. Se il tampone è positivo o non si conosce l’esito, è bene contattare il proprio ginecologo, che darà le indicazioni opportune e/o recarsi in ospedale per l’eventuale terapia antibiotica.

Se le contrazioni si hanno ogni 5 minuti, con durata dai 30 ai 50 secondi e sono presenti da almeno 2 ore.

Se iniziano a esserci contrazioni ravvicinate e il bambino nell’ultima visita risultava in posizione podalica e/o è stato programmato un cesareo per patologie materne o fetali o se si ha una gravidanza gemellare.

Se il ginecologo o l’ostetrica ha dato delle indicazioni precise.

Quanto dura il travaglio di parto?

Esperienze e racconti differenti parlano di travagli che durano giornate intere oppure di poche ore, per cui non si può dare una risposta univoca. In media, si parla di circa 8-10 ore (nella primipara) dal periodo dilatante all’espulsione del feto, ma molto dipende da quando si inizia a calcolare l’inizio del travaglio (già dalla fase prodromica?) e com’è la situazione materna e fetale.

Ricorda: ogni travaglio sarà diverso e unico e contiene una quota di imprevisto. L’importante è porsi in un’ottica di accoglienza, consapevoli di se stesse e accettando i propri dubbi, le proprie paure e debolezze. Se le forze e le energie non ci sono più, se si è arrivate allo stremo, è bene parlarne con chi sta assistendo il parto in modo da avere un quadro completo per affrontare al meglio la fase espulsiva.

Share This