Qualsiasi cambiamento spaventa, figuriamoci la maternità. Provare l’ansia in gravidanza è del tutto normale, oserei dire umano. Se però causa disturbi e desideriamo contenerla, un modo c’è: accettarla. E poi respirare, rilassarsi e affidarsi a pensieri positivi.

L'ansia in gravidanza

Testo di dott.ssa Annalisa Marconi, psicologa

L’ansia in gravidanza: che fastidio

Quando annunci di essere incinta, tutti ti fanno le congratulazioni e ti dicono che sarà uno dei momenti più belli della tua vita vita. Ma tu senti una sola cosa: ansia!

Non preoccuparti, non sei un’aliena: è normale provare un sentimento simile di fronte a una notizia così sconvolgente. La realtà è che a nessuno piace ammettere questa emozione, ma (quasi) tutte le mamme e i papà la provano.

Come fare per non lasciarsi vincere dall’ansia? Quando ti capitano stati ansiosi, respira a fondo e guarda negli occhi la tua metà: siete voi due, insieme, e aspettate il frutto del vostro amore. Non arriverà domani in una scatola con sopra scritto “Prime”. Avete davanti a voi nove mesi che vi separano dal conoscere la creatura: avete quindi tutto il tempo per accettare questa incredibile novità che, di sicuro, cambierà le vostre vite.

Ricorderò sempre la frase che mi disse mia mamma quando, tra le lacrime miste di gioia e di una fortissima ansia, le dissi di essere incinta: “Rilassati, respira, hai nove mesi per abituarti all’idea che sarai madre per tutta la vita. Non arriverà domani”.

Forse nella società del consumismo siamo abituati ad avere “tutto e subito” e l’attesa non è qualcosa che siamo inclini a considerare, ma quelle sue parole mi calmarono moltissimo. Ricordo che tirai un sospiro di sollievo di fronte a quella che per alcuni può essere un’ovvietà.

Un consiglio: prova a normalizzare i tuoi molteplici sentimenti

Provare ansia, come dicevamo, è fisiologico quando ci si trova di fronte a un grande cambiamento: una nuova casa, un nuovo lavoro, una nuova città… figuriamoci l’arrivo di un bambino!

L’ansia è un meccanismo di difesa adattivo del nostro organismo: ci permette infatti di attivare le risorse per adattarsi in modo efficace alle nuove situazioni.

L’attesa di un figlio è “travolgente”, di sicuro il corpo e la mente della donna sono quelli maggiormente coinvolti nel cambiamento: la gravidanza è infatti ricca di eventi positivi, ma non possiamo negare la presenza di sfide adattive.

Come affrontare tale sfida? È importante sottolineare che non esiste un unico modo giusto per vivere i nove mesi che separano i futuri genitori dalla conoscenza del bambino. Di sicuro va detto che la coppia deve sentirsi ugualmente parte nel percorso della gravidanza: il futuro papà non deve essere escluso dall’esperienza per il fatto che non porta la creatura in grembo, ma deve essere accolto e reso partecipe. Costruire un legame di coppia solido può essere il primo passo verso la normalizzazione della paura.

L’ansia causata dall’ignoto

Il primo trimestre è il momento della scoperta, delle due lineette sul test. Per quanto possa essere una gravidanza cercata, la prima reazione sarà sempre la “sorpresa”, un guardarsi negli occhi e porsi la fatidica domanda: “e adesso?”.

Inoltre durante il primo trimestre la pancia non si vede, in genere non si è ancora condivisa la notizia con il mondo esterno alla coppia e talvolta hanno inizio le nausee: il corpo si sta adattando a questa nuova realtà.

In questo periodo è possibile elaborare i nuovi vissuti, farli propri e prendere confidenza con la nuova realtà nell’intimità di coppia.

Attenzione però: i vissuti psicologici legati all’ansia, allo stress, allo “shock”, sono normali se non sono eccessivamente destabilizzanti. Ciò significa che se la coppia riesce a vivere la normale routine, la donna nello specifico continua a svolgere le sue attività quotidiane (lavoro, gestione della casa, amicizie).

Se l’ansia è troppa, puoi chiedere aiuto

Qualora si manifestasse una forte ansia destabilizzante, sarà necessario richiedere l’aiuto di uno specialista (psicologo o psicoterapeuta).

La gravidanza è normalmente da considerarsi un periodo di “crisi”, poiché è un processo evolutivo maturativo (simile all’adolescenza e alla menopausa). In questa fase della vita, si riattivano i vissuti consci e inconsci del periodo infantile e adolescenziale, nello specifico quelli relativi alla relazione con la madre.

Può essere pertanto utile cercare l’affiancamento da parte di un professionista per andare a effettuare un lavoro sugli aspetti psicologici della relazione materna primaria, così da accogliere in modo positivo e funzionale l’arrivo del nascituro ed eliminare forme d’ansia eccessivamente destabilizzanti.

 

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