La rosolia è una malattia infettiva contagiosa, causata da un virus, il Rubella virus, di cui l’uomo è l’unico ospite (a differenza della toxoplasmosi), pertanto può essere trasmessa soltanto da uomo a uomo per via respiratoria oppure da mamma a bambino durante la gravidanza.

Testo di dott.ssa Serena Colli, pediatra

La rosolia: come proteggersi in gravidanza

La rosolia è una malattia infettiva contagiosa, causata da un virus, il Rubella virus, di cui l’uomo è l’unico ospite (a differenza della toxoplasmosi), pertanto può essere trasmessa soltanto da uomo a uomo per via respiratoria oppure da mamma a bambino durante la gravidanza.

La rosolia può essere contratta ad ogni età. È storicamente conosciuta come malattia esantematica dell’infanzia, perché prima dell’introduzione del vaccino (nel 1970), si manifestava principalmente nei bambini.

Con la diffusione del vaccino, l’incidenza è drasticamente calata. Attualmente, secondo il calendario vaccinale vigente in Italia, il vaccino della rosolia viene effettuato in due dosi – insieme al vaccino per morbillo, parotite e varicella – di cui una dose a circa 13 mesi e una a 5-6 anni di vita.

Possono contrarre la malattia chi non ha ricevuto la vaccinazione (due dosi di vaccino portano ad una copertura maggiore del 98% e che dura tutta la vita) o che non ha avuto la malattia durante l’infanzia.

La rosolia (dal latino rubella, che significa “poco rosso”) deve il suo nome al fatto che può manifestarsi con macchie sulla pelle (esantema maculopapulare) di colore rosa-rosso pallido, che dal capo scendono verso il tronco.

Tra i sintomi possono esserci:

  • ingrossamento dei linfonodi del collo
  • mal di gola
  • occhi arrossati
  • febbre
  • malessere generale

È una malattia molto contagiosa che ha un’incubazione di 16-18 giorni dall’eventuale contatto. Tuttavia la metà delle volte l’infezione da rosolia passa in modo asintomatico o con sintomi lievissimi, passando inosservata.

Non esiste una terapia specifica, possono solo essere usati farmaci per alleviare i sintomi.

Rosolia congenita

L’infezione da rosolia raramente genera complicanze. Però, se contratta durante la gravidanza, può essere trasmessa al feto ed essere estremamente pericolosa. Il virus può infettare tutti gli organi del piccolo. Quanto più precocemente viene contratto il virus durante l’epoca gestazionale, tanto peggiori possono essere i danni.

Quando ciò avviene, si parla di Sindrome da Rosolia Congenita, caratterizzata, nella maggior parte dei casi, da problemi per l’accrescimento del feto (ritardo di crescita intrauterino, nascita prima del termine, basso peso alla nascita), danni a livello degli occhi (cataratta congenita, retinopatia, glaucoma), problematiche al sistema nervoso centrale (ritardo mentale/psicomotorio, sordità, meningoencefalite), anomalie del cuore e di altri organi. Forme acquisite all’inizio della gravidanza possono portare ad aborto spontaneo.

Nel momento in cui si è a conoscenza di una gravidanza, è opportuno verificare l’immunità per la rosolia attraverso un prelievo del sangue, che permette il dosaggio delle immunoglobuline (Rubeotest): IgG positive indicano che si è protette verso la rosolia, IgM positive evidenziano uno stato di malattia in atto.

Non esiste una terapia per curare la rosolia congenita, né per prevenire i danni al feto. L’unico intervento efficace contro la rosolia congenita è la prevenzione attraverso la vaccinazione della futura mamma. Purtroppo, essendo un vaccino contenente virus vivo attenuato, in via precauzionale non può essere fatto durante la gravidanza.

Quello che si può fare è:

– Controllare alla prima occasione utile la propria protezione verso la rosolia.

– Se non si è protetti, è indicato sottoporsi alla vaccinazione nel caso in cui si sia certe di non essere in attesa (per esempio, durante il ciclo mestruale) ed evitare gravidanze per i 28 giorni successivi.

Se la propria vulnerabilità alla rosolia viene scoperta durante gli esami effettuati di gravidanza, è importante vaccinarsi nell’immediato periodo post-partum, mentre si è ancora in reparto. La vaccinazione non è controindicata in allattamento.

Per coloro che sono già mamme e sono in gravidanza, vale la pena ricordare che il bambino dopo la vaccinazione non è contagioso.

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