Mi sono chiesta quali siano le prime impressioni di una mamma al sentire le parole “travaglio di parto”, ma non mi sono dovuta impegnare più di tanto per trovare la risposta: paura, dolore, contrazioni e doglie. Allora mi sono domandata come poter ribaltare questa credenza e sfatare miti ormai vigenti da secoli.

A cosa servono veramente le contrazioni del travaglio di parto?

Nel “travaglio di parto” già la parola travaglio, di per sé, ci dice molto: travàglio s. m. [der. di travagliare; nel sign. di “lavoro, fatica” dal fr. travail, deverbale di travailler].
La nostra cultura ci insegna che “partoriremo con dolore” e una buona parte di noi ha accettato questa visione del travaglio.
Fortunatamente questa credenza la possiamo smantellare, anzi possiamo cambiare il nostro modo di porci di fronte a questo evento, il travaglio, tanto forte e potente quanto meraviglioso. Per poter vedere il travaglio da una nuova prospettiva, dobbiamo capire a cosa serva questo processo che ci avvicina sempre di più al nostro piccolo.
La consapevolezza di ciò che ci sta accadendo ci aiuta a vivere a pieno questo evento, riuscendo a trovare la motivazione dentro di noi e lasciandoci trasportare da tutte queste modificazioni corporee. Prima di tutto, grazie alle contrazioni del travaglio, assistiamo a una modifica delle caratteristiche del collo dell’utero, che cambia in posizione, consistenza, lunghezza e dilatazione.

travaglio di parto

Questo processo così complesso è supportato da un elemento fondamentale, senza il quale tutto ciò non potrebbe avvenire: grazie alle doglie, il piccolo si posizionerà esattamente in asse con l’asse longitudinale dell’utero, proprio come se, mettendosi in questa posizione, facilitasse tutte le modifiche sopracitate.
Si tratta quindi di un meccanismo che avviene in armonia e in collaborazione reciproca tra la mamma e il suo piccolo.
Possiamo solo cercare di non ostacolare l’ordine degli eventi e lasciare che ogni cosa accada nel suo momento.
Quando queste contrazioni saranno regolari, allora potremo parlare di travaglio attivo, quel processo che, una volta iniziato, ci porterà verso l’unione con il nostro piccolo, ormai pronto per essere accolto dalle braccia materne.

Quanto dura una contrazione e quanto dura il travaglio di parto?

Il comportamento della contrazione, il suo ritmo e le sue tempistiche sono similari a quelle di un’onda del mare. Avremo infatti un momento in cui la doglia arriva, proprio come un’onda sulla riva, un apice – cioè la distanza o intensità massima raggiunta dall’onda sulla spiaggia – e una fase di discesa. La durata della contrazione varia tra 60 e 90 secondi.
Se non possiamo definire un numero di secondi preciso, c’è da sottolineare un aspetto di fondamentale importanza: la sensazione dolorifica, cioè il momento in cui si avverte il dolore a livello addominale e/o lombare, non è uguale alla durata dell’intera contrazione.
Questa sensazione arriva dopo circa 30 secondi o poco più. Perché è importante sottolineare questo aspetto? Perché il nostro corpo lavora e si trasforma anche quando non abbiamo questo dolore, proprio perché il travaglio è un processo continuo, le cui contrazioni e le cui onde arrivano regolari e il corpo ha la capacità di accoglierle. Una dopo l’altra.
Un altro aspetto su cui vorrei porre l’attenzione è la pausa. Come abbiamo visto, le contrazioni non si susseguono veloci e senza interruzione. Il nostro corpo ha bisogno che ci sia una pausa tra una contrazione e l’altra per permettere alla mamma di riprendere energia e affrontare l’onda successiva con forza e determinazione. Quando l’onda si allontana dalla spiaggia e comincia la pausa, questa dura circa 5 o 6 minuti, lasciandoci quindi tempo e spazio per poter respirare regolarmente.
Dunque se uniamo i secondi delle contrazioni e i secondi delle pause, durante un travaglio trascorreremo più tempo senza onde, rispetto ai minuti di contrazione percepite.

Come posso gestire le contrazioni?

Le tecniche non farmacologiche per la gestione del travaglio sono numerose: respirazione, rilassamento, visualizzazioni, massaggio, riflessologia, ponfi di acqua sterile, digitopressione, agopuntura, TENS, immersione in acqua, movimento e posizioni libere, vibrazioni e utilizzo di strumenti come palla da pilates, liana, cuscini e sgabelli.
Sì, esistono numerosi modi per gestire il dolore del travaglio. Vale la pena informarsi e pensare per tempo a quelli che potrebbero fare al caso nostro.

A cura della dott.ssa Federica Sari, ostetrica

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