Di Elena Oppedisano

“È appena nato il mio bambino, eppure sono triste.”
Questo è uno dei tanti pensieri che affollano la mente delle neo-mamme pochi giorni dopo il parto. Pensieri poco condivisibili con il mondo esterno, perché suonano come sensazioni stonate per chi desidera, come tutte, essere una “buona mamma”.

Cos’è il Maternity Blues?

Proprio grazie all’elevato tasso di diffusione e alla sua breve durata, il Maternity Blues viene definito come una condizione parafisiologica e non come una vera e propria patologia.

Tale condizione si presenta generalmente tra il terzo e il quinto giorno dopo il parto. La neo-mamma, durante il Maternity Blues, avverte una profonda sensazione di tristezza, accompagnata spesso da un sentimento di sfiducia. In questo periodo la donna può piangere spesso ed essere soggetta a lievi cambiamenti di umore. Può accadere anche che la neo-mamma faccia fatica a dormire e si senta rallentata, sia su un piano fisico che psicologico. Un ulteriore sintomo del Maternity Blues è il senso di inadeguatezza, che una mamma può sperimentare verso se stessa, e spesso è focalizzato proprio sul ruolo materno.

Del resto rivestire il ruolo materno, soprattutto se si è alla prima gravidanza, rappresenta una sfida delicata per tutte le donne e un cambiamento che richiede tempo e sostegno.

Quali sono le cause del Maternity Blues?

La prima causa del Maternity Blues è rappresentata dai cambiamenti ormonali che avvengono nella donna subito dopo il parto, ossia dalla diminuzione del progesterone, degli estrogeni, degli ormoni tiroidei, della corticotropina (CRH) e del cortisolo.

Queste consistenti variazioni ormonali rendono la neo-mamma molto fragile e bisognosa di supporto. Spesso però, accade che il partner, i parenti e gli amici prestino molte attenzioni alla madre durante la gravidanza, ma che poi le spostino repentinamente sul nuovo arrivato, subito dopo la nascita.

Nel post-parto la donna vive spesso una situazione di incertezza e paura, poiché si appresta a vivere una nuova fase della propria vita, fatta anche di responsabilità e aspettative, proprie e altrui. Questa sensazione di incertezza e paura influisce senz’altro sui sentimenti di tristezza e irritabilità sperimentati durante il Maternity Blues.

Cosa fare?

Il Maternity Blues viene definito come una condizione parafisiologica anche perché ha una durata limitata del tempo e una regressione spontanea, che avviene di norma entro i 12 giorni dal parto.

Proprio grazie alla remissione spontanea, generalmente non sono richiesti trattamenti farmacologici o psicoterapici per la risoluzione di questo stato transitorio. Tuttavia è molto importante che la donna riceva supporto in questo periodo così delicato.

È importante quindi che partner, parenti e amici si prendano cura della neo-mamma, oltre che del bambino, è importante che le stiano vicino anche laddove lei non lo richieda apertamente.

Spesso infatti accade che la mamma, a causa della sensazione di inadeguatezza, faccia fatica ad esternare i propri bisogni e a chiedere aiuto, poiché teme di non essere considerata una “buona mamma” e di essere giudicata dalle persone a lei vicine. La donna necessita di una vicinanza rispettosa, ha bisogno di sentirsi supportata e non giudicata. Sono sufficienti alcuni piccoli gesti, quali l’ascolto, la vicinanza, un aiuto pratico nel preparare i pasti o nell’occuparsi delle faccende di casa. Piccoli gesti che aiutino la mamma ad occuparsi principalmente di se stessa e del proprio piccolo, che sono entrambi alla ricerca di nuovi e delicati equilibri.

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L’importanza della prevenzione

Le donne con Maternity Blues hanno inoltre maggiori probabilità di sviluppare una vera e propria depressione post-parto, per questo è fondamentale che siano supportate e monitorate, ma è ancor più importante che siano a conoscenza anche di questi aspetti, sebbene meno piacevoli, della maternità. Una madre e una famiglia ben informati possono prevenire e identificare in minor tempo l’insorgenza di un disturbo dell’umore, quale la depressione post-parto, e rivolgersi quindi a uno specialista che possa occuparsene e tutelare il benessere mentale della madre e della relazione tra mamma e neonato.

La durata del Maternity Blues è appunto una discriminante per capire se possa trattarsi di un disturbo che necessiti di cure: se il senso di tristezza, vulnerabilità e irritabilità della madre rimangono marcati anche oltre le due settimane dalla nascita del bambino, è bene valutare la situazione con un professionista.

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